STORIA

L’etimologia del termine tabarro è incerta, sembra risalga al latino tardo “tabardus”, “tabardum” per indicare variabilmente il mantello, la veste o la toga. L’uso del termine è particolarmente diffuso nel Veneto, risentendo della diretta influenza veneziana, spesso anche come sinonimo di cappa. Il tabarro è una tipologia di antico mantello, ampio, rotondo, a ruota, in tessuto pesante spesso reso impermeabile, veniva portato lungo fino al polpaccio o corto per andare a cavallo e poi in biciletta. Di colore scuro, con bavero, ha un solo punto di allacciatura sotto il mento, un’unica cucitura sulla schiena e viene tenuto chiuso portando un’estremità sopra la spalla opposta in modo da avvolgerlo intorno al corpo. Ogni modello ha una sua collocazione storica e geografica precisa caratterizzata da antiche valenze funzionali, memori di un universo di simboli culturali ed etnici.

Resistente, Confortevole, Termo-regolabile, Pratico Funzionale, Originale, Cura nei dettagli, Numerato e marcato con il nome del modello.

SANDRO ZARA

“Mi affascina la storia del costume, la ricerca del bello nella tradizione, soprattutto nella mia tradizione lagunare”.

Imprenditore veneziano che da oltre 50 anni coniuga costume e moda, Sandro Zara produce tabarri dal 1974, iniziando l’attività dell’Artigiana Sartoria Veneta. Lavora da sempre nel settore dell’abbigliamento, dapprima in qualità di agente per un’azienda di tessuti, a partire dal 1961, avviando in seguito collaborazioni con la Levi’s Strauss e con Il Lanificio Cini di Vittorio Veneto (TV), di cui oggi ha acquisito il marchio.

TABARRIFICIO VENETO

“Una storia di passione per la tradizione unita a una sapiente maestria sartoriale”.

L’Artigiana Sartoria Veneta di Mirano, affinché non andasse perduto l’uso di un capo di abbigliamento così diffuso in Italia nel padano-veneto e a Venezia in particolare, iniziò parecchi anni fa la produzione sartoriale di alcuni modelli di tabarro in uso nel secolo scorso, nella convinzione che potessero essere apprezzati anche ai nostri giorni. Nasce così il Tabarrificio Veneto, il primo esistente in Italia, spazio della memoria dove passato e futuro convivono. Qui vengono custoditi i segreti per la confezione del capo, frutto di anni di studio e ricerche, e un considerevole archivio di capi storici, degno di un museo, provenienti da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, prezioso materiale da cui trarre spunto e ispirazione. In questo luogo i tabarri vengono disegnati, tagliati e cuciti uno ad uno da abili artigiani e sarti di provata e lunga esperienza. Dei vecchi modelli, Sandro Zara ripropone la funzionalità e la praticità di tagli e tessuti che non hanno tempo, cogliendo dettagli e frammenti di un passato a rischio di estinzione.

Reinterpretazione della tradizione che fonda le sue radici nell’amore per i tessuti naturali italiani d’alta qualità, i filati più rustici sono prodotti nell’entroterra veneto, in collaborazione con una cooperativa di pastori, mentre per i tessuti più fini ci si affida a uno dei più importanti e prestigiosi lanifici italiani, riconosciuto in tutto il mondo. Fedele alle tradizionali tecniche di produzione e a tutela dell’autenticità dei propri tabarri, il Tabarrificio Veneto numera progressivamente ogni singolo tabarro e lo marchia con il proprio nome. Brigantino, Nobilomo, Lustrissimo, Ruzzante, Ca’ D’oro, Hepburn, sono solo alcuni dei modelli proposti per l’uomo e la donna i cui nomi derivano dalle modalità e dai luoghi in cui sono stati rintracciati i prototipi. Negli anni Novanta il tabarro diventa collezione e si arricchisce di accessori che lo completano: la mazziniana e il fiocco anarchico, il mascherone, il cappello Liston, il profumo. Oggi il Tabarrificio Veneto realizza circa 1200 tabarri all’anno, 6 al giorno, venduti in tutto il mondo.